lunedì, dicembre 18, 2006

Letterina di Natale

Caro Gesù Bambino, anche quest'anno il Natale è arrivato, quest'anno però alla gioia per la tua nascita, segno di speranza per la nostra salvezza, si contrappone il dolore per la scomparsa di mio suocero.
Con questa mia lettera voglio cogliere l'occasione per ringraziarti di avermi dato la possibilità di incontrarlo sulla mia strada e ciò mi ha permesso di apprezzarne le qualità.
Mi fa piacere ricordarlo soprattutto per la generosità con la quale, insieme al resto della famiglia, mi ha accolto nella sua casa e per le tante attenzioni che in questi anni ha avuto nei miei riguardi, allo stesso tempo non posso che ricordarlo come nonno premuroso e felice quando poteva trascorrere un pò di tempo con i nipoti.
Le sue qualità non erano solo riservate alla famiglia ma anche ad amici, conoscenti ed estranei.
Come ricordato anche dal sacerdote durante l'omelia in occasione dei funerali, il suo lavoro è stato un servizio e, come traspariva dai racconti che mi ha fatto nei momenti che ci siamo trovati da soli, non si limitava al trasporto delle persone da un luogo ad un altro, ma svolgeva anche compiti di assistenza ed accompagnamento.
Il vuoto per la perdita di un affetto può essere colmato solo con il ricordo dell'amore che quella persona ci ha donato e dalla certezza che è stata parte della nostra vita.
Ora che l'hai accolto nella tua casa, pregate e vegliate su noi tutti.
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sabato, dicembre 09, 2006

Lettera a Piergiorgio Welby

Preg.mo sig. Welby, ho pensato di scriverle per esprimerle la mia personale solidarietà.
Devo premettere che se dovessi trovarmi nella sua situazione credo che non chiederei di morire, ritengo però giusto che il suo grido è da comprendere e dovrebbe essere ascoltato.
In questi giorni ho letto tante cose, ho letto appelli, ho letto che altri che vivono la sua stessa situazione sono invece aggrappati alla vita.
Proprio questo mi fa pensare come certe situazioni sono fortemente personali e non può essere una legge a dire cosa fare o non fare.
Il dolore, la sofferenza appartengono ad ognuno di noi ed ognuno li vive in modo differente, c'è chi li accetta come castigo divino o come prova divina, chi li accetta come l'altra faccia del piacere, ma c'è chi non riesce a sopportarli.
Quante volte difronte a nostri cari ammalati abbiamo pregato il Signore di prenderlo a sè pur di evitargli le sofferenze, certo ci rimettiamo nelle mani di Dio, ma comunque è la morte che invochiamo.
Quante famiglie e vite si consumano e si distruggono nella cura dei propri familiari perchè molto spesso lasciate sole.
Siamo così bravi a parlare di difesa della vita a farci paladini della vita come bene sacro da difendere ad ogni costo e poi non riusciamo a fare qualcosa per restare accanto a chi soffre, a stimolare la ricerca che forse potrebbe aiutare a vivere meglio certe situazioni.
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mercoledì, dicembre 06, 2006

Lettera ad una farfalla, ovvero considerazioni sulla felicità

LA FARFALLA

Sono stanco di correre
dietro ad una farfalla
mi fermerò
sulla riva di quel fiume
ad aspettarla.

Una mia poesia dell'84 già postata nel blog


Quando si è giovani si vivono alcune esperienze che poi col passare degli anni si rivelano utili per capire o, almeno si spera, facciano riflettere.
Rincorrere farfalle è stata una cosa che da bambini in molti hanno fatto, io compreso, ma sinceramente se dovessi contare quelle che ho raggiunto mi basterebbero le dita di una mano.
Questo mi ha fatto riflettere, spesso più ci affanniamo a rincorre qualcosa e in particolare la felicità, più non la raggiungiamo, o quando crediamo di averla raggiunta ciò che pensavamo dovesse renderci felici non ci soddisfa più e ci rimettiamo alla ricerca di altro, un continuo rincorrere di eventi, persone e cose.
L’uomo per sua natura è un insoddisfatto, non voglio fare un’esortazione a restare in attesa che ci piova tutto in testa come per magia, non possiamo vivere “En attendant Godot” (Samuel Beckett 1952), perchè altrimenti la vita si svuoterebbe di significato, finiremmo per farci passare addosso passivamente gli eventi.
La felicità non può che essere uno stato che si manifesta nel presente perciò non possiamo trovarla nel futuro e va ricercata partendo da quello che abbiamo, "se morissi in questo istante non ne soffrirei, perchè tu sei qui presente" (Raffaele Tedesco - Sei come sei di Tedesco-Anastasi cd La Strada).
Purtroppo spesso ritieniamo che la felicità è l'abbondanza, i beni di lusso, il successo, il potere, la gloria, ma poichè non tutti riescono ad ottenerli, ciò potrebbe portarci all'infelicità.
Ci sono delle condizioni o bisogni minimi che se nel presente non riusciamo a soddisfare probabilmente o difficilmente riusciamo ad appagare il nostro senso di felicità; nutrirsi, riscaldarsi, la salute, questo però è qualcosa che nella nostra società dovrebbe (purtroppo non lo è) essere superato.
Quando dico che bisogna partire dal presente e dalle cose che abbiamo penso all’amore, dare e ricevere amore iniziando dalle persone che più ci stanno vicine, agli amici, alle persone che incontriamo nel percorso della vita.
L’amicizia è un altro importante fattore, questo vuol dire non solo circondarsi da amici per sentirsi protetti, ma anche ricercare la pace, la solidarietà, l’eliminazione delle barriere e delle ingiustizie, il superamento delle differenze che limitano il dialogo con gli altri.
Altro fattore importante del presente è la libertà, innanzitutto liberi da condizionamenti interni ed esterni che limitano il nostro agire, liberi da pregiudizi.
Se riusciamo a valorizzare ed apprezzare anche solo parte di questi fattori, che ritengo fondamentali, possiamo sicuramente avere un punto di partenza per soddisfare il nostro desiderio di felicità.
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sabato, dicembre 02, 2006

Mondi paralleli

Quando lui se ne andò
lei avrebbe voluto
dirgli qualcosa
ma le parole non uscirono
restarono nel suo cuore.
Lei vive felice la sua vita
ma non passa un istante
che non ripensa a quelle parole
non pronunciate,
quanti dialoghi da sola
a costruirsi possibili vite.
Forse proprio quei mondi paralleli
le danno quel sorriso
e riempiono di magia i suoi occhi. Condividi

venerdì, dicembre 01, 2006

Lettera a un poeta, ovvero riflessioni sulla poesia

In questi giorni stavo pensando ad alcune cose che ci siamo detti in riferimento alle nostre poesie ed ho pensato di scriverti per cercare di spiegarti meglio il mio punto di vista.
Cos'è la poesia? Chi è il poeta?
Rispondere a queste domande non è facile, o forse ognuno ha la sua risposta.
Per me la poesia è ogni gesto che l'uomo compie con amore nel rispetto degli altri, è un viso che arrossisce per esprimere un'emozione o per nasconderla non potendola esprimere, la vita stessa è poesia.
Il poeta è chi ferma un gesto, un'emozione o un attimo.
"I poeti son poeti perchè scrivono poesie, fanno a gara nei concorsi dove vincono bugie", da I Poeti di Pierangelo Bertoli.
Non vorrei mai scrivere per vincere un premio (anche se mi è capitato ai tempi del liceo di partecipare ad un concorso giungendo terzo) o solo per essere letto, scrivo miei momenti che fermo per ricordarli o usarli in certi altri momenti, non scrivo per dare agli altri le mie verità, ma se qualcuno mi legge mi fa piacere che possa usare quello che scrivo per pensare e far venir fuori proprie sensazioni.
Qualcuno dirà che questa non è poesia, forse è un diario o un racconto per dire la propria opinione, non so quali siano le vere differenze, io continuo per la mia strada.
Scrivere è anche sognare, immergersi in altri mondi, vivere un'altra vita, la poesia ti libera dal quotidiano, ti permette di esprimere sentimenti.
Credo che quando non sarò più capace di scrivere quello sarà il momento della mia morte perchè vorrà dire che non sono più capace di amare, di esprimere sentimenti, di provare emozioni.
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giovedì, novembre 30, 2006

Vorrei

Vorrei solo per un attimo
fermare il tempo
per sfiorare quella rosa.
Vorrei solo per un attimo
fermare il tempo
ma a cosa servirebbe
resterò qui fermo
per non sciuparla. Condividi

martedì, novembre 28, 2006

Lettera aperta ad un caro amico.

Pensavo non ti avrei mai scritto, dopo tanti anni ormai credevo che certe cose non sarebbero più ritornate, invece mi sono accorto che è sempre magico riscoprire o forse solo riportare fuori certe emozioni.
Lo so gli anni che passano e le cose delle vita ti fanno dimenticare o forse solo riporre qualche sogno, e poi senza nemmeno accorgertene succede qualcosa e uno ad uno vengono fuori.
I sogni che ti accompagnano come amici sinceri nei momenti di solitudine, che ti danno la forza quando tutto diventa buio.E' solo quando smetti di sognare che il buio si impadronisce del tuo corpo e soprattutto della tua mente.Lo so che i tuoi sogni sono anche i miei, che i miei viaggi di fantasia sono i tuoi, quante volte insieme abbiamo volato, quanti mari navigato, quanti volti sforiato, quante mani stretto, quanti sguardi incrociato, quante lacrime asciugato e sorrisi regalato.
Adesso ti starai chiedendo come mai oggi ho sentito il bisogno di scriverti per raccontarti cose che già conosci, forse un vero motivo non c'è o forse questo è solo un modo per ringraziarti, ora starai anche ridendo di questo a te che il buonumore non è mai mancato e non hai smesso di ridere di tutte le mie stranezze.Sento davvero la necessità di dirti grazie di avermi sopportato ed
essere stato accanto a me in tutti gli istanti in cui maggiormente avevo bisogno di qualcuno che trovasse la parola giusta.
Spero che ancora saprai, soprattutto ora che il peso degli anni si fa sentire e la voglia di nuove scoperte viene meno, regalarmi attimi e sorrisi indimenticabili.Vorrei ancora con te conoscere nuove terre e giocare con la fantasia, non vorrei smettere ma questo sarà possibile se tu avrai la voglia di ricominciare ogni giorno con lo stesso entusiasmo.
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venerdì, novembre 24, 2006

Lettera a Luciano Ligabue, ovvero considerazioni sulla vita.

Caro Luciano, non ci conosciamo e mi scuso della confidenza che mi sono preso.
Da quando ho cominciato ad ascoltare la tua ultima canzone Happy Hour, c'è stata una frase che mi ha particolarmente colpito e di tanto in tanto ci rifletto: "vivere vivere solo la metà e la vita che non spendi che interessi avrà?".
Questa cosa mi fa spesso pensare a tante situazioni di ogni giorno e sull'importanza di vivere sempre fino in fondo senza lasciare spazi vuoti nelle nostra vita e soprattutto vivere in serenità col gli altri.
Qui non posso che rifarmi a una canzone di Francesco Guccini Canzone di notte n° 2 "O forse non è qui il problema e ognuno
vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi, e ognuno costruisce il suo sistema di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali scordando che poi infine tutti avremo due metri di terreno".
La vita è qualcosa di straordinario che sciuparla dietro a rancori, a rimorsi, a rimpianti, finisci per viverla a metà o forse peggio anche meno e senza avere niente in cambio per quella parte che non vivi.
A volte possono succedere eventi che rompono gli equilibri sui quali è basata la tua vita che ti fanno scoprire fragile, impotente, ti mettono dentro dubbi, fanno venir fuori contraddizioni, la tua malattia o quella di un tuo caro che ti fa crollare tutto, la conoscenza di una nuova persona tanto speciale da farti riscoprire tuoi lati nascosti, scoprire che tuo figlio è talmente idiota che per sentirsi forte deve prendere a pugni un ragazzo indifeso e filmarlo per riderci con altri idioti.
Sono però prorprio queste situazioni, positive o negative, che dovrebbero darci la spinta a trovare in ogni istante della nostra giornata la felicità di vivere.
Deve essere proprio la nostra fragilità che è sempre in agguato per farci cadere a darci la forza per gioire di quello che abbiamo, non possiamo sempre guardarci intorno e invidiare quelli che pensiamo hanno qualcosa in più di noi.
Concludo con una frase di Paulo Coelho estratte da "Le cose che ho imparato nella vita": Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano. Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l'unico che sorride e ognuno intorno a te piange.
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giovedì, novembre 16, 2006

Maria Teresa

Un giorno, forse
i tuoi occhi
non cercheranno
più i miei.
Un giorno, forse
nel tuo letto
con le tue mani
mi cercherai.
Un giorno, forse
dei miei occhi
del mio silenzio
a lungo con lui
parlerai.
Stasera, però,
ho solo voglia
di piangere.


Latronico, 21/07/1991 Condividi
E' passato un pò di tempo dal mio ultimo post, da oggi inizierò ad aggiornare con maggiore frequenza il blog, sperando che i fatti della vita ed anche (soprattutto) la mia pigrizia non prendano il sopravvento. Condividi

mercoledì, giugno 28, 2006

Le cose

Il tavolo sul quale
scrivo gli appunti
della mia giornata
la sedia sulla quale
io mi riposo
quando sono stanco
l’ombrello con il quale
mi riparo dalla pioggia
e tutte le altre cose
che silenziosamente
mi aiutano
nella mia vita quotidiana
e che dureranno
anche dopo la mia partenza
da questa vita
non si accorgeranno mai
che non sono più.

Napoli, 15/01/1985 Condividi

martedì, giugno 13, 2006

Lo specchio

Quando mi guardo
in uno specchio
non vedo più
la mia immagine riflessa.





Latronico, 21/12/1984 Condividi

mercoledì, giugno 07, 2006

Angelina

A cosa pensi Angelina
quando guardi il cielo
pensi forse al tuo uomo
che non ritornerà?
A cosa pensi Angelina
quando piangi
pensi forse a quella pallottola
che ha trafitto il cuore del tuo uomo?
A cosa pensi Angelina
quando guardi negli occhi di tuo figlio
pensi forse che il tuo uomo
gli rassomiglia?


Latronico 1/7/1983 Condividi

lunedì, maggio 29, 2006

Identità

L’uomo guardò nel mare
vide nell’acqua qualcuno
si gettò in mare
per scoprire chi fosse
ma dal mare non è
più tornato.

Latronico 15/3/1982 Condividi

martedì, maggio 23, 2006

Lettera per Giovanni

Mio vecchio amico di giorni e pensieri
da quanto tempo che ci conosciamo,
venticinque anni son tanti e diciamo
un po' retorici che sembra ieri.

(Canzone per Piero - Francesco Guccini - Album Stanze di vita quotidiana)

Caro Giovannni, spero posso annoverarti fra i miei amici anche se lo svolgersi della vita non ci fa più frequentare come un tempo, ti scrivo questa lettera per ringraziarti pubblicamente.
Vivo e lavoro prevalentemente a Latronico ma spesso, probabilmente per mia negligenza, alcuni avvenimenti che vi accadono mi sfuggono e grazie a te ho scoperto, tra l'altro ho avuto modo di leggerli a Lagonegro su L'eco di Basilicata periodico di Lauria.
Mi riferisco per esempio alla festa per un anniversario della Ditta Falabella, dell'elezione di una giovane di Latronico a Presidente di un'associazione culturale, ai successi dei nostri atleti.
Uso uno strumento pubblico e aperto per scriverti perchè credo molto nelle nuove tecnologie e nel loro utilizzo soprattutto per il contributo che possono dare in una area piccola come può essere un paese per far circolare le informazioni e stimolare i confronti.
Informazioni che viaggiano con immediatezza e senza intermediari e possono dar vita a confronti con un pubblico più vasto. Una volta lo scambio di idee avveniva in piazza, al circolo, dal barbiere, nelle sezioni di partito, ma in ogni caso l'ambito era ristretto nel periodo e negli interlocutori, oggi tutto si può allargare tempo e spazio non ci sono più, non devo per forza trovarmi in quel momento e in quel luogo per dire la mia opinione, posso esprimerla dopo un mese magari dall'altro capo del mondo.
Con affetto e stima.
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mercoledì, maggio 10, 2006

La farfalla



Sono stanco di correre
dietro ad una farfalla
mi fermerò
sulla riva di quel fiume
ad aspettarla.

Latronico, 28/12/1984
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lunedì, maggio 01, 2006

Una poesia per il mio paese.



Due croci


Due croci

e in mezzo ci sei tu.

Mi sono tornati alla mente

gli anni di quando ero ragazzo

da ogni tua strada

da ogni tuo vicolo

saliva la voce di bambini

che allegri giocavano.

Ho rivisto

chiavi inserite

nelle toppe delle porte.

Stalle aperte

e maiali che mangiavano

ho sentito la magia

di riti antichi,

forse cruenti,

ma che univano

e spezzavano

le catene della solitudine

della sofferenza e della fatica.

Oggi

ho camminato per le tue strade

e per i tuoi vicoli

ho visto porte e finestre chiuse

qualcuna si riapre in estate

ma ormai sono sempre meno

non ho sentito

voci di bimbi

né grugniti di maiale.

Mi sono sentito solo.

Latronico, 28/04/2006

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mercoledì, aprile 26, 2006

Lettera a mio padre

Oggi mettendo a posto tra le mie cose ho ritrovato e riletto una lettera che ho scritto il 21 dicembre del 2004 a sei mesi dalla morte di mio padre.
Rileggendola ho pianto come ho pianto il giorno che l'ho scritta, è una cosa privata ma mi fa piacere pubblicarla in questo blog.
Caro papà, sono sei mesi che non sei più tra noi.A volte mi sembra che tu manchi da più tempo e questo mi fa paura, come se già di avessi dimenticato.
Fortunatamente il più delle volte ho l’impressione che tu sei ancora con noi.
Mi capita di passare davanti al bar dove eri solito giocare a carte e mi volto per cercarti e penso: “oggi non è venuto a giocare”, quando stiamo per metterci a tavola mi viene da dire: “ma papà non è ancora rientrato?”.
In questi giorni che precedono il Natale si avverte maggiormente la tua assenza, abbiamo messo un presepe come simbolo della nascita di Gesù ma non abbiamo fatto l’albero.
Ogni tanto ripenso a quando ero bambino, ogni anno portavi un albero da addobbare e il muschio per il presepe, in particolare mi ricordo una volta che portasti un albero secco senza foglie coi rami contorti, è stato il più bell’albero di Natale, soprattutto quando poi sono arrivati gli alberi artificiali.
Addobbare l’albero fare il presepe era sempre una gran gioia, per te è sempre stato un momento importante. Non era solo un simbolo era la famiglia che si ritrovava ed è stato così fino all’anno scorso. Eri fiero di averci tutti insieme, soprattutto i nipotini.
Stanno crescendo anche loro e il tuo più grande rammarico lo so è quello di non aver potuto fare di più per loro, soprattutto per gli ultimi tre che a causa del tuo problema che ti ha costretto a vivere i tuoi ultimi anni su una sedia rotelle non hai potuto prenderli in braccio per farli passeggiare come hai fatto con Laura.
Dovevano essere gli anni più spensierati per te invece non è stato così, come dicevi quando sentivi parlare di miracoli, “ecco tutti hanno un miracolo a me non potrebbe crescermi la gamba?”, a volte la prendevi a scherzare a volte ti arrabbiavi.
Eppure ancora oggi in tanti quando mi salutano e mi parlano di te non fanno altro che dirmi della tua grande forza di volontà di come avevi accettato e superato la tua menomazione e di come salutavi tutti sempre sorridendo, credimi papà non è come dicevi tu quando moriva qualche personaggio pubblico: “quando era vivo gli davano contro, ora da morto tutti ne cantano le lodi”, non credo che nessuno nemmeno quando eri vivo poteva dire qualcosa contro di te.
E quando ormai vivere solo con una gamba era diventata una cosa normale o almeno l’abitudine aveva fatto si che tutto era normale, il Signore ha voluto donarti un’altra sofferenza, una nuova malattia, quella che ti ha condotto in breve tempo a Lui, a te che l’unica cosa che ti faceva paura era il dolore fisico. A volte penso che forse poteva risparmiartelo, di sofferenze ne avevi avute tante, avrebbe potuto portarti a Se in altro modo, anche se poi la morte quando arriva è uguale e da sempre lo stesso dolore.
Ci sono due passi della Bibbia che ricordo e riguardano Giobbe: il primo dice “Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!", il secondo riguarda la malattia di Giobbe: “Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. Allora sua moglie disse: "Rimani ancor fermo nella tua integrità? Benedici Dio e muori!". Ma egli le rispose: "Come parlerebbe una stolta tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?".
Non per tutti però è facile essere come Giobbe.
Papà mi manchi, mi mancano le tue carezze, mi mancano i tuoi rimproveri, ci sono stati anche momenti di scontro e di confronto, ma credo sia giusto così, per alcune cose avevamo modi di pensare diametralmente opposti.
Tu sei cresciuto in anni difficili, il fascismo, la guerra, il dopoguerra e la ricostruzione, io invece sono nato e vissuto nel benessere, quello che tu e la mamma mi avete dato e di cui vi sarò sempre grato, nell’era tecnologica, come dicevi: “vorrei tanto capire che fai a questo computer, divertimento o lavoro?”, vedi adesso questo computer mi serve per scriverti, anche per la mia pessima scrittura, e internet mi serve per rendere pubblica questa lettera.
Quante altre cose vorrei dirti, ma non ne ho più la forza, voglio solo dirti che ti voglio bene, che vorrei essere per Francesco un buon padre come tu lo sei stato per me.
Grazie papà per tutto quello che hai fatto per noi, grazie per essermi ancora vicino, lo so che nei miei momenti difficili posso andare a cercare nel passato una tua carezza o un tuo consiglio.

Con affetto.
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sabato, aprile 22, 2006

Il Vecchio

Oggi pubblico la mia prima poesia o meglio la prima poesia tra quelle che ho scritto che ho cominciato a raccogliere.
La maggior parte delle mie poesie è stata scritta tra il 1980 e la prima metà degli anni 90.
Le emozioni raccontate nelle mie poesie sono momenti della mia vita, quasi un diario, che per me rappresentano situazioni di vita vissuta e spero a voi possa far piacere leggere. Non ho la pretesa di avere uno stile nè di lanciare messaggi, le mie sono parole in libertà. Ognuno ne faccia l'uso che ritiene.
IL VECCHIO
Il tempo è volato via
ha portato con sé la tua giovinezza
solo ricordi son rimasti
del tuo tempo passato
solo frasi consuete
da scambiar con gli amici
e tu povero vecchio
solo ed abbandonato
punti il tuo sguardo nell’infinito
aspettando che giunga la tua fine
hai già visto morire i tuoi figli
e nessuna speranza ormai ti sostiene
ed in un bicchiere di vino
hai lasciato i tuoi sogni.

Latronico 10/6/1981
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venerdì, aprile 14, 2006

Parco Nazionale del Pollino tra sprechi e mancate occasioni

Tempo fa, correva l'anno 2004, l'Ente Parco Nazionale del Pollino ha girato uno spot con il mitico Gennaro Gattuso. Sicuramente si è già capito che sono un tifoso del Milan e come tale la presenza di Ringhio per promuovere il Parco del Pollino era motivo di compiacimento.
Col passare del tempo però mi sono accorto e sicuramente tutti abbiamo potuto constatare che Ringhio in tv si faceva ammirare solo per la sua grinta in campo, ma dello spot nessuna traccia.
Che il Parco avesse cambiato idea? La promozione del Parco del Pollino non doveva essere più fatta con Gennaro Ivan "ringhio" Gattuso di Schiavonea Corigliano?
Il 13 aprile una novità, almeno per me, sulle pagine dell'Espresso esce un articolo di Riccardo Bocca "Il Parco degli sprechi".
Incuriosito ho letto l'articolo e cosa leggo?
Che lo spot costato 200.000 euro non andrà mai in onda perchè il Ministero dell'Ambiente non dà i soldi per l'acquisto di spazi in tv.
Morale 200 mila euro sprecati, forse bastava assicurarsi prima che le campagne in tv non erano pagate dal Ministero, o forse come leggo dopo nell'artico i vertici del Parco sono distratti da fatti personali?
Il Presidente Fino ex parlamentare di Alleanza Nazionale ha ricevuto un avviso di garanzia per abuso d'ufficio per avere sottoscritto, secondo il Pm baldo Pisani, in evidente conflitto d'interessi con la sua compagna un CO.CO.CO per supporto al Presidente.
Il direttore del Parco, parente di un consigliere di AN alla Regione Calabria, pare che svolge il suo incarico senza possedere i titoli di servizio.
Insomma al Parco hanno altro a che pensare che verificare prima di spendere i soldi pubblici se e cosa può essere realizzato.
Purtroppo l'articolo dell'Espresso segnala altri problemi.
Il portavoce dell'Associazione "Il Riccio" dice : "Nel parco ci sono lupi uccisi, bracconaggio, pini loricati bruciati, centri visata e punti informativi chiusi, strade di montagna asfaltate, sentieri senza segnaletica, rifugi abbandonati, servizi turistici inadeguati.
Quello che viene fuori è un panorama sconcertante fatto di sprechi, inefficenza e di occasioni mancate.
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martedì, aprile 11, 2006

L'Unione ha vinto

E' stata una giornata lunga e difficile quella appena trascorsa, è iniziata domenica mattina quando sono stati aperti i seggi e si è conclusa a mezzogiorno di oggi.
L'Unione ha vinto, non è stata la vittoria che tutti aspettavano ma da oggi abbiamo un nuovo governo. La vittoria è stata ottenuta all'ultimo voto e con uno scarto minimo, ma in questi giorni dagli esponenti di centrodestra questa legge veniva definita "la legge che permette a chi avrà un solo voto in più dell'avversario di governare, è una legge che garantisce la stabilità la governabilità, una legge anti ribaltone".
Ora però bisogna pedalare, c'è bisogno che l'Unione governi senza pensare a campagne acquisti, l'Italia deve ripartire e questa coalizione c'è la può fare. Condividi

martedì, aprile 04, 2006

Prodi vs Berlusconi

Le mie riflessioni sul dibattito di ieri sera.
  1. Il candidato dell'Unione il Professor Prodi mi è sembrato molto convincente a cercato di spiegare quello che intende fare rispondendo alle domande e seguendo il filo logico del dibattito.
  2. Il candidato del Centrodestra il Presidente Berlusconi ha recitato un copione scritto a tavolino infischiandosene dei giornalisti e dei telespettatori, in un paio di occasioni non ha risposto alle loro domande e si è invece scagliato contro l'avversario cercando di sminuirlo. Una cosa che mi ha lasciato perplesso, alla richiesta su come trova i soldi ha detto che l'avrebbe spiegato a Prodi se aveva cinque minuti dopo, credo che deve spiegarlo agli italiani.

Lo show finale del Presidente Berlusconi:

Prima tira fuori dal cilendro l'abolizione dell'ICI sulla prima casa, poi termina puntando il dito al centro del teleschermo, forse si prepara a diventare la prossima annunciatrice Rai.
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martedì, marzo 28, 2006

Elezioni e Fisco

Siamo a pochi giorni dalle elezioni politiche e la campagna elettorale resta su toni molto accesi.
La cosa che maggiormente trovo poco corretto è lo screditamento dell'avversario politico e mi riferisco soprattutto alle accuse del Presidente del Consiglio sul programma dell'Unione, in particolare per quel che concerne il fisco.
Trovo il modo di far politica del Presidente Berlusconi vecchio.
Sta cercando di infondere paura agli italiani e non a caso su temi specifici molto a cuore agli italiani: i risparmi e la casa.
"Questi signori hanno messo gli occhi sui beni di voi italiani. Hanno messo nel mirino i vostri risparmi, le vostre case, le vostre piccole imprese."... "Noi, invece, come sanno tutti, le mani nelle tasche degli italiani non le abbiamo messe e non le metteremo mai. Noi le tasse, anche se meno di quanto volevamo, le abbiamo diminuite e vogliamo diminuirle ancora, perché nel nostro programma è previsto il quoziente familiare, che tiene conto del numero dei componenti della famiglia", ecco quello che si legge sul sito del partito di Berlusconi.
Ecco da un lato i cattivi che vogliono depredarci e dall'altro lato i buoni.
Non sono un esperto di finanza pubblica ma credo che il vero problema non sia dimunuire le tasse.
Perchè se le tasse diminuiscono ma poi aumenta il costo di una marca da bollo da 11,00 Euro a 14,62, questo colpisce indiscriminatamente tutti e annulla il beneficio della diminuzione delle tasse.
Oggi occorre innanzitutto una politica che trasmetta ai cittadini una maggiore responsabilità verso il pagamento delle tasse. Non basta solo la lotta all'evasione ma bisogna infondere una nuova cultura: pagare le tasse è un dovere di tutti.
Poi si può stabilire chi, come e quanto deve pagare. Questo è l'unico modo per far sì che uno Stato diventi efficente.
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martedì, marzo 21, 2006

Famiglia e PACS.

Sono un cattolico e credo che la famiglia sia uno dei pilastri della società da difendere e sostenere.
Allo stesso tempo ritengo che tutte le unioni fondate sull'amore e sul rispetto tra due persone, siano esse dello stesso sesso o di sesso opposto, devono essere tutelate e rispettate.
E' ormai noto a tutti che la maggior parte delle violenze e degli abusi su donne e bambini avvengono in famiglia, sappiamo tutti che i genitori sono latitanti nell'educazione dei figli demandadola alla scuola, alla televisione, ai corsi di ballo di nuoto eccetera eccetera, allora è questa la famiglia che vogliamo difendere?
Perchè dobbiamo irrigidirci su certe posizioni che finiscono per farci chiudere gli occhi su quello che ci circonda in positivo e in negativo e relegano nella clandestinità e nell'illegalità uomini e donne che invece potrebbero dare un contributo alla crescita della società?
Il cammino non è sicuramente facile ma non si può rifiutare il dialogo con chi sceglie una strada diversa, non si può a priori condannare o giudicare perchè questo alimenta solo odio.
Una società giusta è solo quella che sa, nell'ambito di regole condivise, rispettare gli altri.
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sabato, marzo 18, 2006

Latronico e il Parco del Pollino

Il sindaco di Latronico nei giorni scorsi aveva annunciato l'intenzione di uscire dal Parco del Pollino, ora quest'intenzione è stata ratificata con una delibera di giunta che chiede agli enti preposti la riperimetrazione del Parco escludendo il territorio del Comune e contestualmente l'inserimento dello stesso nell'area del costituendo Parco della Val d'Agri-Lagonegrese.
Questa presa di posizione arriva dopo una serie di polemiche scaturite con l'elezione di un calabrese alla vice presidenza del Parco.
Sicuramente questo è stato solo l'ultimo atto di una conduzione dell'Ente che soprattutto negli ultimi anni è stata caratterizzata dall'immobilismo.
Immobile, per non dire inutile, la presidenza e la direzione dell'Ente;
immobile il ministero che non ha vigilato;
immobile la Regione Basilicata e i Comuni che non hanno mai dato impulsi per uscire dal torpore.
Dentro o fuori dal Parco del Pollino, dentro o fuori dal Parco della Val d'Agri-Lagonegrese, la nostra comunità dovrebbe comunque battersi affiinchè le risorse del territorio diventino occasioni di sviluppo.
La presenza di due parchi nazionali non può che essere un traino dell'economia locale che sicuramente è in quest'area stagnante ed oggi più che mai ha bisogno di azioni concrete di rilancio del territorio.
Ben venga l'azione del Sindaco di Latronico se questa è il segnale di un cambiamento di rotta nelle scelte politiche ed economiche del nostro Comune.
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Perchè?

Perchè ho deciso di creare un mio blog?
In passato avevo creato un mio sito personale, grazie allo spazio che mi era stato offerto da un ISP, che aggiornavo regolarmente e nel quale avevo raccolto le mie poesie, immagini e fatti del mio paese. Col passare del tempo gli aggiornamenti sono stati sempre meno frequenti, poi non avendo risposto ad una richiesta dell'ISP su nuove modalità di aggiornamento degli spazi concessi agli utenti, il sito è stato rimosso.
Dopo varie riflessioni se avere un mio spazio in rete, ho deciso di creare un blog, il mio diaro on line. Uno strumento agile nel quale pubblicare miei pensieri e spero che a qualcuno possa far piacere leggere.
Perchè canzonedeidodicimesi?
E' una delle mie canzoni preferite, per chi non la conosce è di Francesco Guccini.
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