lunedì, dicembre 18, 2006

Letterina di Natale

Caro Gesù Bambino, anche quest'anno il Natale è arrivato, quest'anno però alla gioia per la tua nascita, segno di speranza per la nostra salvezza, si contrappone il dolore per la scomparsa di mio suocero.
Con questa mia lettera voglio cogliere l'occasione per ringraziarti di avermi dato la possibilità di incontrarlo sulla mia strada e ciò mi ha permesso di apprezzarne le qualità.
Mi fa piacere ricordarlo soprattutto per la generosità con la quale, insieme al resto della famiglia, mi ha accolto nella sua casa e per le tante attenzioni che in questi anni ha avuto nei miei riguardi, allo stesso tempo non posso che ricordarlo come nonno premuroso e felice quando poteva trascorrere un pò di tempo con i nipoti.
Le sue qualità non erano solo riservate alla famiglia ma anche ad amici, conoscenti ed estranei.
Come ricordato anche dal sacerdote durante l'omelia in occasione dei funerali, il suo lavoro è stato un servizio e, come traspariva dai racconti che mi ha fatto nei momenti che ci siamo trovati da soli, non si limitava al trasporto delle persone da un luogo ad un altro, ma svolgeva anche compiti di assistenza ed accompagnamento.
Il vuoto per la perdita di un affetto può essere colmato solo con il ricordo dell'amore che quella persona ci ha donato e dalla certezza che è stata parte della nostra vita.
Ora che l'hai accolto nella tua casa, pregate e vegliate su noi tutti.
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sabato, dicembre 09, 2006

Lettera a Piergiorgio Welby

Preg.mo sig. Welby, ho pensato di scriverle per esprimerle la mia personale solidarietà.
Devo premettere che se dovessi trovarmi nella sua situazione credo che non chiederei di morire, ritengo però giusto che il suo grido è da comprendere e dovrebbe essere ascoltato.
In questi giorni ho letto tante cose, ho letto appelli, ho letto che altri che vivono la sua stessa situazione sono invece aggrappati alla vita.
Proprio questo mi fa pensare come certe situazioni sono fortemente personali e non può essere una legge a dire cosa fare o non fare.
Il dolore, la sofferenza appartengono ad ognuno di noi ed ognuno li vive in modo differente, c'è chi li accetta come castigo divino o come prova divina, chi li accetta come l'altra faccia del piacere, ma c'è chi non riesce a sopportarli.
Quante volte difronte a nostri cari ammalati abbiamo pregato il Signore di prenderlo a sè pur di evitargli le sofferenze, certo ci rimettiamo nelle mani di Dio, ma comunque è la morte che invochiamo.
Quante famiglie e vite si consumano e si distruggono nella cura dei propri familiari perchè molto spesso lasciate sole.
Siamo così bravi a parlare di difesa della vita a farci paladini della vita come bene sacro da difendere ad ogni costo e poi non riusciamo a fare qualcosa per restare accanto a chi soffre, a stimolare la ricerca che forse potrebbe aiutare a vivere meglio certe situazioni.
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mercoledì, dicembre 06, 2006

Lettera ad una farfalla, ovvero considerazioni sulla felicità

LA FARFALLA

Sono stanco di correre
dietro ad una farfalla
mi fermerò
sulla riva di quel fiume
ad aspettarla.

Una mia poesia dell'84 già postata nel blog


Quando si è giovani si vivono alcune esperienze che poi col passare degli anni si rivelano utili per capire o, almeno si spera, facciano riflettere.
Rincorrere farfalle è stata una cosa che da bambini in molti hanno fatto, io compreso, ma sinceramente se dovessi contare quelle che ho raggiunto mi basterebbero le dita di una mano.
Questo mi ha fatto riflettere, spesso più ci affanniamo a rincorre qualcosa e in particolare la felicità, più non la raggiungiamo, o quando crediamo di averla raggiunta ciò che pensavamo dovesse renderci felici non ci soddisfa più e ci rimettiamo alla ricerca di altro, un continuo rincorrere di eventi, persone e cose.
L’uomo per sua natura è un insoddisfatto, non voglio fare un’esortazione a restare in attesa che ci piova tutto in testa come per magia, non possiamo vivere “En attendant Godot” (Samuel Beckett 1952), perchè altrimenti la vita si svuoterebbe di significato, finiremmo per farci passare addosso passivamente gli eventi.
La felicità non può che essere uno stato che si manifesta nel presente perciò non possiamo trovarla nel futuro e va ricercata partendo da quello che abbiamo, "se morissi in questo istante non ne soffrirei, perchè tu sei qui presente" (Raffaele Tedesco - Sei come sei di Tedesco-Anastasi cd La Strada).
Purtroppo spesso ritieniamo che la felicità è l'abbondanza, i beni di lusso, il successo, il potere, la gloria, ma poichè non tutti riescono ad ottenerli, ciò potrebbe portarci all'infelicità.
Ci sono delle condizioni o bisogni minimi che se nel presente non riusciamo a soddisfare probabilmente o difficilmente riusciamo ad appagare il nostro senso di felicità; nutrirsi, riscaldarsi, la salute, questo però è qualcosa che nella nostra società dovrebbe (purtroppo non lo è) essere superato.
Quando dico che bisogna partire dal presente e dalle cose che abbiamo penso all’amore, dare e ricevere amore iniziando dalle persone che più ci stanno vicine, agli amici, alle persone che incontriamo nel percorso della vita.
L’amicizia è un altro importante fattore, questo vuol dire non solo circondarsi da amici per sentirsi protetti, ma anche ricercare la pace, la solidarietà, l’eliminazione delle barriere e delle ingiustizie, il superamento delle differenze che limitano il dialogo con gli altri.
Altro fattore importante del presente è la libertà, innanzitutto liberi da condizionamenti interni ed esterni che limitano il nostro agire, liberi da pregiudizi.
Se riusciamo a valorizzare ed apprezzare anche solo parte di questi fattori, che ritengo fondamentali, possiamo sicuramente avere un punto di partenza per soddisfare il nostro desiderio di felicità.
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sabato, dicembre 02, 2006

Mondi paralleli

Quando lui se ne andò
lei avrebbe voluto
dirgli qualcosa
ma le parole non uscirono
restarono nel suo cuore.
Lei vive felice la sua vita
ma non passa un istante
che non ripensa a quelle parole
non pronunciate,
quanti dialoghi da sola
a costruirsi possibili vite.
Forse proprio quei mondi paralleli
le danno quel sorriso
e riempiono di magia i suoi occhi. Condividi

venerdì, dicembre 01, 2006

Lettera a un poeta, ovvero riflessioni sulla poesia

In questi giorni stavo pensando ad alcune cose che ci siamo detti in riferimento alle nostre poesie ed ho pensato di scriverti per cercare di spiegarti meglio il mio punto di vista.
Cos'è la poesia? Chi è il poeta?
Rispondere a queste domande non è facile, o forse ognuno ha la sua risposta.
Per me la poesia è ogni gesto che l'uomo compie con amore nel rispetto degli altri, è un viso che arrossisce per esprimere un'emozione o per nasconderla non potendola esprimere, la vita stessa è poesia.
Il poeta è chi ferma un gesto, un'emozione o un attimo.
"I poeti son poeti perchè scrivono poesie, fanno a gara nei concorsi dove vincono bugie", da I Poeti di Pierangelo Bertoli.
Non vorrei mai scrivere per vincere un premio (anche se mi è capitato ai tempi del liceo di partecipare ad un concorso giungendo terzo) o solo per essere letto, scrivo miei momenti che fermo per ricordarli o usarli in certi altri momenti, non scrivo per dare agli altri le mie verità, ma se qualcuno mi legge mi fa piacere che possa usare quello che scrivo per pensare e far venir fuori proprie sensazioni.
Qualcuno dirà che questa non è poesia, forse è un diario o un racconto per dire la propria opinione, non so quali siano le vere differenze, io continuo per la mia strada.
Scrivere è anche sognare, immergersi in altri mondi, vivere un'altra vita, la poesia ti libera dal quotidiano, ti permette di esprimere sentimenti.
Credo che quando non sarò più capace di scrivere quello sarà il momento della mia morte perchè vorrà dire che non sono più capace di amare, di esprimere sentimenti, di provare emozioni.
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