martedì, maggio 18, 2010

Lettera alla ragazza che eri, ovvero voltarsi indietro e non ritrovare i propri anni.

Pensare al passato non è una cosa che generalmente faccio ma qualche giorno fa, riflettendo sui tuoi anni e sui miei, ho ripensato ad alcune parole non pronunciate e per un attimo sono tornato indietro per cercare di vedere, come diceva una vecchia canzone, di nascosto l’effetto che fa.

Molti anni fa la vita l’avevo paragonata ad un viaggio in treno:

Il treno

Il treno corre veloce
si lascia dietro
chilometri di strada ferrata
dai finestrini ammiri
stupendi paesaggi
ti porta lontano
il treno
dall’altra parte del mondo
a scoprire nuova gente.
La tua vita
è come un treno
che viaggia
su di un solo binario
ed ha una sola fermata
se guardi dai finestrini
vedi la tua vita
allontanarsi
vedi tutte le occasioni
perdute
e le occasioni
sciupate
non rimpiangerle
anche se sai
che non ritorneranno
e non farti prendere dalla tentazione
di fermare il treno
perché da quel binario
ne passa uno solo.

Delle occasioni mancate credo la vita sia piena, guardare dal finestrino del treno lo faccio spesso per vedere, come dici tu, il “bianco” e il “nero”.

La mia vita ha molto nero, ma sin da piccolo ho imparato, con la mia fantasia, a trasformarlo in mille colori. Rifugiarmi in altri mondi mi ha aiutato spesso a capire e a riflettere, dentro di me trovavo le soluzioni, ma portarle fuori era sempre difficile.

A volte mi sembrava quasi di disturbare e restavo in silenzio e forse i troppi silenzi hanno un po’ “condizionato” la mia vita.

Quindi se oggi mi volto per guardare indietro, non solo non trovo i miei anni, ma vedo tante parole non pronunciate, tanti passi fatti indietro per non mettermi in prima fila; preferivo l’invisibilità.

Qualche rimpianto sicuramente ce l’ho se ripenso ad alcuni fatti e ad alcuni momenti del passato, ma poi mi guardo attorno e gioisco per quello che ho ed ho avuto e quindi i rimpianti diventano ricordi.

Preferisco guardare avanti e cercare magari di imparare dal mio passato, anche se ancora oggi sono spesso i silenzi ad avere la meglio. Ormai mi ci sono abituato e tutto mi sembra così normale che non ci faccio più caso e dentro di me sorrido.

Pensare a ciò che non ho avuto e a ciò che avrei potuto avere mi riporta a riprendere il gioco che facevo da piccolo e giocando ridisegno la mia vita, sfioro con le dita volti sconosciuti o non conosciuti abbastanza, a volte dimenticati o abbandonati in fretta.

Questa è la mia vita, forse più sognata che vissuta, guardo al passato per ritrovare ricordi, penso poco al futuro perché non mi appartiene, cerco di vivere il mio presente godendo di quello che mi offre.

Potrei riassumerlo nel ritornello della "Canzone di Bacco" di Lorenzo de' Medici, ma preferisco tornare bambino e farlo con una citazione di Kung Fu Panda (probabilmente di derivazione confuciana) “Ieri è storia, domani è mistero, oggi è un dono, per questo si chiama presente”.


Grazie per avermi ascoltato, con affetto. Condividi

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