venerdì, gennaio 12, 2007

Lettera ad un'amica, ovvero considerazioni sulla morte

Carissima, ho saputo del dolore che in questi giorni ha colpito la tua famiglia. E' sempre diffcile in questi momenti trovare le parole giuste, in queste occasioni o ogni volta che mi viene di pensare alla morte la mia mente va a pescare frammenti di poesie, di canzoni o altro.
Ad esempio ripenso alla lettera di Epicuro a Meneceo sulla felicità "Prima di tutto abituati a pensare che la morte non costituisce nulla per noi, dal momento che il godere e il soffrire sono entrambi nel sentire, e la morte altro non è che la sua assenza. L'esatta coscienza che la morte non significa nulla per noi rende godibile la mortalità della vita, senza l'inganno del tempo infinito che è indotto dal desiderio dell'immortalità. Quando noi viviamo, la morte non c'è, quando c'è lei, non ci siamo noi. Il vero saggio, come non disdegna vivere, così non teme di non vivere più. Come dei cibi sceglie i migliori, non la quantità, così non il tempo più lungo si gode, ma il più dolce. Chi ammonisce poi il giovane a vivere bene ed il vecchio a ben morire è stolto non solo per la dolcezza che c'è sempre nella vita, anche da vecchi, ma perché una sola è la meditazione di una vita bella e di una bella morte".
A volte rileggo Verrà la morte di Cesare Pavese "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo. I tuoi occhi saranno una vana parola, un grido taciuto, un silenzio. Cosí li vedi ogni mattina quando su te sola ti pieghi nello specchio. O cara speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla. Per tutti la morte ha uno sguardo. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Sarà come smettere un vizio, come vedere nello specchio riemergere un viso morto, come ascoltare un labbro chiuso. Scenderemo nel gorgo muti.", oppure leggo il testo della canzone di Fabrizio De Andrè La morte "La morte verrà all'improvviso avrà le tue labbra e i tuoi occhi ti coprirà di un velo bianco addormentandosi al tuo fianco nell'ozio, nel sonno, in battaglia verrà senza darti avvisaglia la morte va a colpo sicuro non suona il corno né il tamburo. Madonna che in limpida fonte ristori le membra stupende la morte no ti vedrà in faccia avrà il tuo seno e le tue braccia. Prelati, notabili e conti sull'uscio piangeste ben forte chi ben condusse sua vita male sopporterà sua morte. Straccioni che senza vergogna portaste il cilicio o la gogna partirvene non fu fatica perché la morte vi fu amica. Guerrieri che in punto di lancia dal suol d'Oriente alla Francia di strage menaste gran vanto e fra i nemici il lutto e il pianto davanti all'estrema nemica non serve coraggio o fatica non serve colpirla nel cuore perché la morte mai non muore."
Quando penso alla morte passo da stati di angoscia e paura a stati di indifferenza e piacere, in verità non c'è niente di più giusto della morte, "Tu qua' Natale...Pasca e Ppifania!!! T''o vvuo' mettere 'ncapo... 'int'a cervella che staje malato ancora e' fantasia?...' A morte 'o ssaje ched''e?... è una livella. 'Nu rre,' nu maggistrato,' nu grand'ommo, trasenno stu canciello ha fatt'o punto c'ha perzo tutto,' a vita e pure 'o nomme: tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto? (da 'A livella di Totò)
Senza la morte la vita non avrebbe senso, se non ci accompagnasse il pensiero e la certezza della morte tutto si svuoterebbe di significato, ci viene dato un tempo nel quale lasciare anche una sola piccola traccia, moriamo veramente solo quando muore il ricordo di noi.
Ti lascio con i versi di una mia poesia Quando la nera donna
Quando la nera donna
un velo bianco stenderà sul mio volto
e mi addormenterò per un lungo sonno
il mio corpo tra altri mille sarà sepolto.
Non voglio il pianto della gente
non voglio sulla mia tomba alcun fiore
il mio nome resterà nella loro mente
come nel loro cuore resterà il mio amore.
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

questa canzone è bellissima ma su internet non la trovo

Anonimo ha detto...
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